orestemontebello

Mi guardano sospesi

Non è facile ricordare perché vorrei non ricordare più nulla di quella giornata. Il mare mi ha dato e tanto mi ha tolto. Mi ha dato il permesso di guardarlo fino in fondo ma non troppo in là. L’ho goduto a tempi stabiliti, segnati su una tavoletta di plastica o su un orologio che marca il tempo della breve visita. In quel breve lasso di tempo riesco ad annullare tutto, ma non proprio tutto tutto. Me ne sto lì sospeso con la certezza e la voglia di tornare in superficie per poter raccontare quello che mi ha donato. La parte del viaggio più interessante è quella in cui mi lascio andare fra le sue braccia ad occhi chiusi. Cado sentendo sul viso l’acqua che mi sfiora. Ascolto solo il mio respiro e sento sul mio corpo il suo abbraccio stringersi intorno a me, lentamente. Dopo un po’ non senti neanche più il freddo avvolto come sono da quella massa di acqua blu. Riapro gli occhi e mi fermo sospeso a guardare intorno e dal silenzio appaiono figure di uomini, donne, bambini ed anziani. Sono intorno a me. Guardano e basta. Sento addosso i loro sguardi ma non sono minacciosi. Non respirano. Sono affogati in mare e poi precipitati con tutti i loro sogni e le loro disperazioni chiusi dentro borse e zaini di scuola. Il mare li ha dispersi. Sono morti per miseria, per inseguire un sogno ma non sono morti nel sogno. Morti nell’attesa di un porto sicuro mai raggiunto ma nonostante tutto, nonostante la voce della morte incontrata dai loro fratelli in mare, continueranno a venire da quest’altra parte perché è così che va la vita. Abbiamo gambe per camminare ed occhi per guardare un nuovo sogno anche al di là del mare sotto casa. Siamo uguali loro ed io, ma io certamente risalirò a respirare quell’aria che loro non potranno più assaporare.
Siamo bagnati dalle stesse onde che toccano la medesima sabbia.

Francesco Minuti, Sailing 2017 – Login, Camera 237 – Fiumefreddo Bruzio




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